L'utilizzo delle armi atomiche nell'opinione pubblica e in quella degli studiosi fu un avvenimento molto controverso che generò sentimenti differenti, alcuni favorevoli, altri d'opposizione nei confronti della scelta. Ancora oggi il peso morale dell'azione statunitense è oggetto di molti dibattiti.
I sostenitori del bombardamento atomico Giapponese.
I
sostenitori del bombardamento (sebbene ammettano che la classe dirigente civile
in Giappone mandasse con cautela comunicati diplomatici fin dal gennaio 1945) fanno notare come gli ufficiali
militari giapponesi fossero unanimemente contrari a qualsiasi negoziazione prima
dell'utilizzo della bomba atomica.
Il Giappone (in quanto Monarchia Costituzionale) avrebbe potuto intervenire in un accordo di pace
solo con il consenso unanime del governo giapponese, il quale era dominato dai
militari dell' esercito imperiale e della marina imperiale,
tutti inizialmente contrari a qualsiasi accordo di pace. Si sviluppò così uno
stallo di tipo politico tra i capi giapponesi militari e quelli civili, che
vedeva i militari sempre più determinati a combattere, nonostante i costi e le
scarse probabilità di vittoria. In molti continuarono a credere che il Giappone
potesse negoziare termini di resa maggiormente favorevoli continuando ad
infliggere numerose perdite alle forze nemiche, così da portare a termine la
guerra senza un'occupazione del Giappone.
La battaglia di Okinawa
mostrò questa determinazione nel combattere a tutti i costi. Più di 120 000
giapponesi e 18 000 statunitensi vennero uccisi nella più sanguinosa battaglia
svoltasi nel Pacifico, solo 8 settimane prima della resa del Giappone. In realtà, ci furono più morti
nella battaglia di Okinawa che nei primi istanti seguenti lo scoppio delle due
bombe atomiche. Quando l'Unione Sovietica dichiarò guerra al Giappone l'8 agosto 1945,
e portò avanti l'operazione tempesta D'agosto, l'Esercito Imperiale Giapponese ordinò alle sue mal
equipaggiate e indebolite forze in Manciuria di combattere fino all'ultimo uomo. Il
maggiore generale Masakazu Amanu, capo delle operazioni al Quartier generale
imperiale, dichiarò che era assolutamente convinto che le opere difensive, potessero respingere qualsiasi invasione
alleata delle isole giapponesi con perdite minime. I giapponesi non si
sarebbero arresi facilmente a causa della loro forte tradizione di orgoglio e
onore. Molti seguivano il codice dei samurai e
avrebbero combattuto fino alla morte del loro ultimo uomo.
Dopo aver
realizzato che la distruzione di Hiroshima fu causata da un'arma nucleare, la
classe dirigente civile ottenne maggior forza per la sua opinione secondo cui
il Giappone doveva riconoscere la sconfitta e accettare i termini della dichiarazione di Potsdam ( o Proclamazione dei termini per la resa giapponese; Il testo della dichiarazione iniziava dicendo che se il Giappone non si fosse arreso sarebbe andato incontro ad una "rapida e totale distruzione"). Anche dopo la distruzione di Nagasaki, l'imperatore Hirohito
in persona dovette intervenire per porre fine all'impasse nel gabinetto.
Secondo
alcuni storici giapponesi, i capi civili che caldeggiavano la resa videro nei
bombardamenti atomici la loro salvezza. L'esercito si rifiutava
incrollabilmente di arrendersi, così come i militari del gabinetto di guerra
(siccome il gabinetto funzionava per consenso unanime, anche un solo contrario
poteva impedire l'accettazione della dichiarazione). La fazione per la pace
prese quindi i bombardamenti come nuovo argomento per imporre la resa. Koichi Kido,
uno dei più stretti consiglieri dell' Imperatore,
dichiarò: «Noi del partito della pace fummo aiutati dalla bomba atomica nel
nostro tentativo di porre fine alla guerra». Hisatsune Sakomizu, il capo segretario di gabinetto nel 1945,
definì i bombardamenti «un'opportunità d'oro data dal cielo al Giappone per
porre fine alla guerra». Akiro Morita, fondatore
della Sony e ufficiale della marina giapponese durante
la guerra, conclude anch'egli che fu la bomba atomica e non i bombardamenti
convenzionali dei B-29 a convincere l'esercito giapponese ad accettare la pace.
Gli statunitensi
fecero una previsione sulla perdita di soldati nella prevista invasione del Giappone(anche se il vero numero di morti e feriti stimati è
soggetto a qualche dibattito e varia a seconda delle stime), molti consiglieri
militari sostennero che lo scenario peggiore poteva coinvolgere fino a un milione
di vite statunitensi.
Oltre a
ciò, la bomba atomica velocizzò la fine della seconda guerra mondiale in Asia,
liberando centinaia di migliaia di cittadini occidentali, compresi circa 200
000 olandesi e 400 000 indonesiani dai campi di concentramento giapponesi. Senza contare che le truppe giapponesi
avevano commesso atrocità contro milioni di civili (come l'infame massacro di Nanchino),
e l'anticipata fine della guerra impedì ulteriori spargimenti di sangue.
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