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martedì 13 novembre 2012

Le opinioni di James Schlesinger

(Estratto da un articolo di Melanie Kirkpatrick, Wall Street Journal, 13 luglio 2009)

“Ogni giorno vengono utilizzate armi nucleari." Questo è ciò che dice l'ex Segretario della Difesa James Schlesinger. Schlesinger spiega che l'utilizzo quotidiano di armi nucleari avviene per "scoraggiare i nemici potenziali e come garanzia agli alleati ai quali abbiamo offerto la nostra protezione".

Per gli strateghi del nucleare, Mr. Schlesinger e' Yoda, il padrone, maestro nel loro universo. Oltre ad esser stato il Segretario della Difesa e il direttore dell'Intelligence (nell'amministrazione Nixon e Ford), è stato il Segretario per l'energia (al tempo di Carter). Ha studiato la "Nuclear Posture" fin dai primi anni ‘60, quando si trovava alla RAND Corporation, un think thank Californiano che spesso fa ricerche per il governo americano. Più recentemente, e' stato il vice presidente di una organizzazione bipartisan che in maggio ha emesso un monito urgente circa la necessità per gli Usa di mantenere un forte deterrente.

Più di ogni altra cosa, però, Schlesinger e' un realista del nucleare. Siamo davvero sul punto di dirigerci verso un modo libero dal nucleare?  La sua risposta è: "No". E così prosegue: "Abbiamo bisogno di un forte deterrente nucleare, che e' misurabile come minimo in decenni, per me, a dir il vero, piu' o meno in eterno. L'idea che si possano abolire le armi atomiche e' il risultato di una combinazione tra l'utopismo e il campanilismo americano. . . . Un po' come il Patto Kellogg-Briand del 1928 che intendeva rinunciare alla guerra come strumento di politica nazionale . . . E di fatti non si basa su di una lucida comprensione della realtà".

In altre parole: andare avanti e sperare in un mondo libero dal nucleare, ma pregare che ciò che desideriamo non avvenga. Un mondo senza testate atomiche sarebbe ben più pericoloso che un mondo che invece ne ha, sostiene Schlesinger. "Se per miracolo, fossimo in grado di eliminare le armi nucleari, ciò che ci troveremmo di fronte è un gran numero di paesi “problematici”, sempre in procinto di dotarsi dell'arma atomica per finalità intimidatorie, e, con ogni probabilità, esisterebbero ovunque scorte clandestine di armamenti non convenzionali”. Questa situazione renderebbe senz'altro gli Stati Uniti più vulnerabili.

Schlesinger sostiene la tesi di un forte deterrente nucleare. Si, la Guerra fredda e' terminata e “noi ci preoccupiamo della postura nucleare russa fino a un certo punto, perché non è più temibile come lo era un tempo”. Gli Stati uniti ancora necessitano di porre un deterrente alla Russia, che ha una potenzialità nucleare maggiore di qualsiasi altro avversario. Il deterrente nucleare non ha influenza sulla Corea del nord o sull'Iran, egli dice, così come su qualsiasi altro attore non-statale i quali, "Non si farebbero fermare dalla possibilità di una reazione nucleare a una loro eventuale azione di qualsiasi tipo" egli dice.
C'è un' altra ragione convincente a supporto di un forte deterrente nucleare americano: l'ombrello nucleare americano, che protegge più di 30 alleati in tutto il mondo. "Se stessimo solo cercando di proteggere il Continente Americano potremmo fare ciò con un numero di testate ben minore delle scorte che abbiamo ora” prosegue Schlesinger. "Ma il principale obbiettivo del deterrente nucleare è di “fornire la sicurezza necessaria ai nostri alleati, sia in Asia che in Europa”. E tra questi, i nostri nuovi alleati NATO come la Polonia e i Paesi baltici”, continuano a temere il loro vicino russo.Ovviamente, essi ci informano regolarmente e comprendono i russi ben meglio di quanto possiamo fare noi”.

Secondo la Commissione siamo a un “punto critico” della proliferazione. Nel caso in cui perdessero la loro fiducia nel deterrente americano, se smettessero di fidarsi della capacità di Washington di proteggerli, gli stessi alleati dell'America potrebbero lanciarsi in una nuova corsa agli armamenti. Questa è una delle ragioni per cui Schlesinger desidera coinvolgere il Giappone nel dibattito sul nucleare. "Una delle più vive raccomandazioni della Commissione è di aprire un dialogo con i giapponesi circa le capacità strategiche in modo sia di illuminarli che di fornire loro la sicurezza di essere protetti dall'ombrello nucleare degli Stati Uniti. Nel passato, non è mai stato seriamente il caso. Il Giappone non è mai stato minacciato dalle capacità nucleari sovietiche, poiché Mosca perlopiù rivolgeva lo sguardo verso l'Occidente, da cui si sentiva minacciata. Ma ora che le forze militari cinesi sono cresciute a dismisura, pensiamo sia necessario parlare ai giapponesi nello stesso modo in cui abbiamo parlato all'Europa per anni”.

Schlesinger esprime la sua preoccupazione anche sulla sicurezza e l'affidabilità delle armi nucleari americane, le quali, ormai, hanno più di venti anni. "Più il tempo passa e più io dubito dell'efficacia delle armi... Non quest'anno, non il prossimo, ma più il tempo passa la nostro arsenale invecchia". Inoltre egli teme l'esaurirsi delle “infrastrutture intellettuali”, ovvero che gran parte dei tecnici capaci di costruire ordigni atomici possa ritirarsi o morire. Infine, fa notare che “l'infrastruttura fisica”, adesso, “ha superato i sessanta anni”. Parte di essa “risale al Manhattan Project."

Gli Stati Uniti rappresentano l'unica, tre le maggiori potenze nucleari, che non sta modernizzando le sue armi. “I russi hanno stabilito un periodo di obsolescenza di circa dieci anni per le loro armi, le ricambiano di continuo”. Gli inglesi e i francesi “si tengono aggiornati”. E i cinesi e gli indiani, “proseguono nell'ampliare i loro arsenali”. Ma negli Stati Uniti, la Commissione non finanzierà nemmeno R&D per il progetto Reliable Replacement Warhead (rimpiazzare i vecchi ordigni con bombe più affidabili). “Il RRW è divenuto un termine estremamente negativo in Campidoglio” dice Schlesinger .

Infine, abbiamo chiacchierato degli ultimi cinquant' anni di Schlesinger, in qualità di stratega del nucleare. Viviamo in un'epoca nella quale l'uso di armi nucleari è più verosimile che nel passato? "La probabilità di una guerra nucleare è sostanzialmente inesistente ora”. E questa è la buona notizia. “Ma ciò non toglie che la possibilità di un attacco nucleare terroristico a danno degli Stati Uniti sia elevatissima”. Egli ricorda che durante i suoi anni alla RAND, gli anni '60, “lavoravamo cercando di mitigare i possibili effetti (di un attacco nucleare) attraverso la difesa civile, sulla quale, tra parentesi, dovremmo lavorare anche oggi, riflettendo sulla possibilità di un attacco contro gli USA. . . . Dovremmo sviluppare una capacità di reazione più rapida…e per ora non siamo organizzati come dovremmo”. Schlesinger constata un'altra differenza tra ora e i tempi: "L'interesse pubblico nella nostra postura strategica. Durante la Guerra fredda, si trattava del problema più dibattuto. Ora l'opinione pubblica praticamente non se ne preoccupa. E ciò vale anche per quanto riguarda il Congresso stesso, “determinando una impasse nelle spese”. Schlesinger alza insomma il livello di allarme. Mentre il Congresso, l'amministrazione e il popolo americano lo ignorano a loro rischio e pericolo.
 
 
 

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