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mercoledì 21 novembre 2012

Il terrore delle armi atomiche durante la guerra fredda


Dopo il 6 agosto 1945 il mondo non fu più lo stesso. La visione del fungo atomico con le migliaia di persone morte subito dopo lo scoppio e le ulteriori nei mesi e negli anni successivi, incisero in modo talmente forte nella coscienza collettiva da cambiare il modo di condurre la politica internazionale, mobilitando tutte le menti più nobili del panorama politico, culturale e religioso al fine di scongiurare una nuova esplosione. La paura della distruzione totale del pianeta fece si che la bomba atomica non venne più usata come profeticamente recitava il Cenotafio del Parco della Pace di Hiroshima : “Riposate in pace, perché questo sbaglio non sarà ripetuto”. Tra gli uomini più impegnati a rendere concreto e reale questo messaggio ci furono Gandhi e il nostro Giorgio La Pira. Dei veri profeti di pace che operarono nel periodo della guerra fredda. L’uno propugnando il celebre sistema della “non violenza” e l’altro con l’arma del Vangelo. Nell’onda lunga del terrore creato dalle esplosioni di Hiroshima e Nagasaki, ci voleva un pensiero forte che contrastasse l’angoscia del possibile annullamento totale del nostro pianeta.
Ma dopo essere state unite nella seconda guerra mondiale contro il comune nemico nazista, le differenze tra l’Occidente e l’Unione Sovietica non potevano più essere nascoste. Le due superpotenze non potevano andare avanti a collaborare
Sulla scena internazionale, gli anni 60' furono dominati dalla consolidata coesistenza tra gli USA e l'Unione Sovietica, la quale generò il cosiddetto "equilibrio del terrore", poiché tale condizione si fondava sulla consapevolezza, da una parte e dall'altra, di non poter prevalere sull'avversario, senza mettere a repentaglio la propria sopravvivenza e quella dell'umanità, e sull'equilibrio degli armamenti nucleari.
Infatti, nel novembre del 60' salì alla presidenza degli USA il democratico J. F. Kennedy, il quale proveniva da una ricca famiglia di origine irlandese e divenne a soli 44 anni il più giovane presidente americano. Appoggiato da gran consenso e da gruppi di intellettuali, Kennedy cercò di continuare la politica progressista di Wilson e Roosvelt. La  sua politica esterna fu caratterizzata da una linea ambivalente, tra quella pacifista, propensa alla distensione con l'est ed una che salvaguardava gli interessi degli USA. Nel giugno del 61', a Vienna, ci fu il primo incontro tra Kennedy e Kruscev, che non ebbe tuttavia gli esiti sperati; infatti, gli USA riconfermarono il loro appoggio a Berlino Ovest e i sovietici in risposta alzarono un muro (di Berlino) per evitare fughe (all'epoca molto diffuse dall'una all'altra parte). Ma, in questo periodo, il momento più drammatico si ebbe in America Latina, quando Kennedy (all'inizio della sua presidenza), tentò di reprimere il regime socialista di Cuba, appoggiando vari gruppi di esuli anti-castristi; questo tentativo si attuò nel 61', nella "Baia dei Porci", ma si risolse comunque in un fallimento. L'Unione Sovietica reagì installando, nella stessa Cuba, delle basi di lancio per missili nucleari. Quando le basi furono scoperte dagli americani, fu immediatamente ordinato un blocco navale intorno Cuba, in modo da evitare che navi sovietiche raggiungessero l'isola. Per pochi giorni la situazione si fece molto tesa.
le armi nucleari crearono la paura della distruzione ma anche una situazione di precario equilibrio tra le due superpotenze.
Giorgio La Pira formulò, nel modo più completo, il suo pensiero nel messaggio che inviò a Krusciov il 17 novembre del 1963. La Pira scrisse : “Siamo ormai nel crinale apocalittico della Storia : nell’un versante c’è la distruzione totale della terra e dell’intera famiglia dei popoli che la abitano; nell’altro versante c’è la millenaria fioritura carica di pace, di civiltà, di fraternità e di bellezza” e più avanti egli continua “Per andare verso il versante della fioritura bisogna accettare il metodo indicato dal profeta Isaia : trasformare i cannoni in aratri e i missili e le bombe in astronavi e non esercitarsi più alle armi, non uccidere ma amare”. Infine Giorgio La Pira conclude così il suo messaggio “ <Ciò esige una generale revisione dei fini e dei metodi della teoria politica e della azione politica : esige l’abbandono – perché ormai fallita – della metodologia e pratica di Machiavelli e l’assunzione della sola metodologia e pratica veramente costruttiva sulla terra e in cielo : quella dell vangelo “ama l’altro popolo come il tuo”>. Da quel momento, questo fu il discorso cardine sul quale egli impostò tutti i suoi successivi interventi cercando consensi presso i leader politici più in vista del tempo, presso gli scienziati, i teologi e i pontefici.

I tempi erano maturi per un accordo tra i potenti della terra e questi discorsi aleggiavano numerosi negli ambienti culturali e religiosi e certamente incisero notevolmente. Infatti Kennedy e Krusciov firmarono nel 1963 un importante accordo nucleare (uno dei primi di una lunga serie tra Usa e Urss ) e a Giorgio La Pira sembrò come “il primo dei sei giorni della creazione” e cioè l’inizio di una storia completamente nuova che avrebbe lasciato alle spalle ogni eredità del passato.
 
 
Giorgio La Pira
 
 

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