Dopo il 6 agosto 1945 il mondo non fu più lo stesso. La visione del fungo atomico con le migliaia di persone morte subito dopo lo scoppio e le ulteriori nei mesi e negli anni successivi, incisero in modo talmente forte nella coscienza collettiva da cambiare il modo di condurre la politica internazionale, mobilitando tutte le menti più nobili del panorama politico, culturale e religioso al fine di scongiurare una nuova esplosione. La paura della distruzione totale del pianeta fece si che la bomba atomica non venne più usata come profeticamente recitava il Cenotafio del Parco della Pace di Hiroshima : “Riposate in pace, perché questo sbaglio non sarà ripetuto”. Tra gli uomini più impegnati a rendere concreto e reale questo messaggio ci furono Gandhi e il nostro Giorgio La Pira. Dei veri profeti di pace che operarono nel periodo della guerra fredda. L’uno propugnando il celebre sistema della “non violenza” e l’altro con l’arma del Vangelo. Nell’onda lunga del terrore creato dalle esplosioni di Hiroshima e Nagasaki, ci voleva un pensiero forte che contrastasse l’angoscia del possibile annullamento totale del nostro pianeta.
Ma dopo essere state unite nella seconda guerra mondiale contro il
comune nemico nazista, le differenze tra l’Occidente e l’Unione Sovietica non
potevano più essere nascoste. Le due superpotenze non potevano andare avanti a collaborare
Giorgio La Pira formulò, nel modo più completo, il suo pensiero nel messaggio che inviò a Krusciov il 17 novembre del 1963. La Pira scrisse : “Siamo ormai nel crinale apocalittico della Storia : nell’un versante c’è la distruzione totale della terra e dell’intera famiglia dei popoli che la abitano; nell’altro versante c’è la millenaria fioritura carica di pace, di civiltà, di fraternità e di bellezza” e più avanti egli continua “Per andare verso il versante della fioritura bisogna accettare il metodo indicato dal profeta Isaia : trasformare i cannoni in aratri e i missili e le bombe in astronavi e non esercitarsi più alle armi, non uccidere ma amare”. Infine Giorgio La Pira conclude così il suo messaggio “ <Ciò esige una generale revisione dei fini e dei metodi della teoria politica e della azione politica : esige l’abbandono – perché ormai fallita – della metodologia e pratica di Machiavelli e l’assunzione della sola metodologia e pratica veramente costruttiva sulla terra e in cielo : quella dell vangelo “ama l’altro popolo come il tuo”>. Da quel momento, questo fu il discorso cardine sul quale egli impostò tutti i suoi successivi interventi cercando consensi presso i leader politici più in vista del tempo, presso gli scienziati, i teologi e i pontefici.
I tempi erano maturi per un accordo tra i potenti della terra e questi discorsi aleggiavano numerosi negli ambienti culturali e religiosi e certamente incisero notevolmente. Infatti Kennedy e Krusciov firmarono nel 1963 un importante accordo nucleare (uno dei primi di una lunga serie tra Usa e Urss ) e a Giorgio La Pira sembrò come “il primo dei sei giorni della creazione” e cioè l’inizio di una storia completamente nuova che avrebbe lasciato alle spalle ogni eredità del passato.
Giorgio La Pira
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